Il Mulino dei Gechi è il nome del mio laboratorio, ed è qui che nascono le mie creazioni in ceramica.
In questo accogliente showroom, situato nel verde delle colline della Val Borbera, sulle sponde dell’omonimo fiume, modello i miei pezzi in gres, terre semirefrattarie e porcellana.
Ogni oggetto è interamente fatto a mano ed è “unico”; anche pezzi in apparenza simili, si differenziano in realtà in una texture, in un bordo volutamente indefinito, o ancora nella resa finale degli smalti.
Da un pane d’argilla, o di porcellana, è possibile tirar fuori tutto ciò che si desidera.
Posso far nascere una ciotola come un paesino su di una collina, un piatto o una composizione di fiori di campo, un vaso o piccole perle che andranno a comporre un gioiello.
Prendo ispirazione dalla natura, da ciò che vedo intorno a me, da piccoli dettagli; tutto ciò che ci circonda può esser la mia fonte d’ ispirazione per creare una forma, una texture, per scegliere una sfumatura di colore o fare una combinazione di queste componenti.
La serialità mi stanca, mi toglie la passione. Per questo ogni pezzo è necessariamente unico.
Condivido e seguo l’estetica zen, che apprezza e valorizza le imperfezioni e la casualità di un manufatto e riconosce in esse l’originalità e la bellezza stessa dell’oggetto, che si fa a sua volta portatore dello spirito e della passione con cui è stato creato.
“La perfezione è data dall’equilibrio tra le imperfezioni”
E non è un caso, quindi, se la prima tecnica in cui son riuscita ad esprimermi è stata il raku che, nato in Giappone, contempla appunto una certa dose casualità in fase di cottura e quindi nel risultato finale del pezzo.
Grazie ad un ottimo maestro ho imparato a gestirla, ma anche a mettere in conto una piccola percentuale di imprevedibilità, come succede nelle cose della vita e ad accettarla perché potrebbe essere il valore aggiunto di quel pezzo e farne la differenza (anche se non preventivata!)
Nel tempo ho imparato ad apprezzare la pulizia del naked raku, le sue superfici levigate e raffinate e ad esprimermi anche con questa tecnica.
Successivamente, lavorando il gres, ho sperimentato l’alta temperatura, che mi appassiona coi suoi smalti pastosi, sfumati ed anch’essi in piccola parte imprevedibili. Anche in questo caso la cosa che amo di più è il poter giocare con ossidi e pigmenti.
La forma più semplice, la ciotola più “banale”, con queste cotture, riesce comunque ad emozionare.
Allo stesso modo, quando ho avuto occasione di scoprire che anche nel campo della porcellana avrei potuto giungere alla realizzazione di forme irregolari, texturizzate, mie, mi son accostata a quest’altra sorprendente materia.
Quello della ceramica è un mondo vastissimo ed il bello è che, con pochi mezzi, puoi divertirti a far un sacco di cose!